Ramses Vol. 3 - La battaglia di Qadesh by Christian Jacq

Ramses Vol. 3 - La battaglia di Qadesh by Christian Jacq

autore:Christian Jacq [Jacq, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-23T19:06:20+00:00


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Uri-Teshup, Hattusil, Putuhepa, il sommo sacerdote del dio dell’uragano, quello della dea del sole, il capo degli operai, l’ispettore dei mercati e tutti gli altri dignitari dell’impero si erano raccolti per ascoltare il discorso dell’imperatore.

Il fallimento del piano di destabilizzazione dei protettorati egiziani aveva turbato gli animi. Che la colpa andasse attribuita al generale Baduk, tragicamente morto, nessuno ne dubitava; ma qual era la politica che aveva in animo Muwattali? Il clan dei militari, spronato dal focoso Uri-Teshup, era a favore di uno scontro diretto e rapido con l’Egitto; quello dei mercanti, il cui potere finanziario era cospicuo, preferiva la continuazione di uno stato di “né guerra né pace” favorevole allo sviluppo degli scambi commerciali. Hattusil ne aveva ricevuto i rappresentanti e aveva consigliato all’imperatore di non trascurare il punto di vista dei mercanti.

Il Hatti era un paese di transito per il quale passavano carovane che versavano pesanti tasse allo stato ittita, alimentando così la casta militare. Un asino di taglia media non trasportava forse sessantacinque chili di mercanzie diverse e fino a ottanta chili di tessuti? Nelle città come nei villaggi, i mercanti avevano creato veri e propri centri commerciali e messo in opera un efficace sistema economico grazie agli elenchi di derrate, alle istruzioni relative ai trasporti, ai contratti, ai riconoscimenti dei debiti e a procedure giudiziarie particolari. Se per esempio un mercante era riconosciuto colpevole di assassinio, evitava tribunale e prigione assicurandosi la libertà con il versamento di una grossa somma.

L’esercito e il commercio erano i due pilastri del potere dell’imperatore, e questi non poteva fare a meno né dell’uno né dell’altro. Dal momento che Uri-Teshup stava diventando l’idolo dei militari, Hattusil badava a essere l’interlocutore privilegiato dei mercanti. Quanto ai sacerdoti, erano sotto l’ala di sua moglie Putuhepa, la cui famiglia era la più ricca dell’aristocrazia ittita.

Muwattali era troppo perspicace per non essersi avveduto di quanto accanita fosse la lotta sotterranea che contrapponeva suo figlio a suo fratello. Concedendo a ciascuno una sfera d’influenza limitata, accontentava la loro ambizione e teneva sotto controllo la situazione, ma per quanto tempo ancora? Ben presto, avrebbe dovuto prendere una decisione.

Hattusil non era contrario alla conquista dell’Egitto, nella misura in cui non consacrasse Uri-Teshup come eroe e futuro imperatore; gli occorreva dunque assicurarsi ulteriori amicizie tra le file dell’esercito e minare il potere di Uri-Teshup. Per il figlio dell’imperatore, una bella morte in combattimento non sarebbe stata la sorte più invidiabile?

Hattusil approvava il modo di governare di Muwattali e si sarebbe accontentato di servirlo se Uri-Teshup non fosse divenuto una minaccia per l’equilibrio dell’impero. Muwattali non doveva aspettarsi da suo figlio né rispetto né gratitudine. Tra gli ittiti, i legami familiari avevano un’importanza solo relativa. Per il legislatore, l’incesto era una pratica accettabile, a patto che non fosse di danno a nessuno; quanto allo stupro, non comportava condanne pesanti e anzi non era passibile di sanzioni se esisteva anche il semplice sospetto di consenso da parte della donna aggredita. E che un figlio assassinasse il padre per impadronirsi del potere, non offendeva minimamente la morale pubblica.



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